IN UN GIORNO COME OGGI LA MADONNA È APPARSA A...

Ogni giorno dell'anno facciamo memoria di un'apparizione, riconosciuta e approvata, di Maria Santissima in Italia e nel mondo. Ognuna di queste apparizione ha in sé una grazia che ci rivela qualcosa di Lei e di importante per noi. Per accogliere questa grazia e accrescere in noi la devozione e il fervore, invochiamo lo Spirito Santo insieme al nostro Angelo Custode e poi leggiamo, rileggiamo con calma ed entriamo in un colloquio intimo, a tu per tu, con Lei meditando le Sue parole.

5999103473?profile=RESIZE_400xLungo le strade delle contrade rurali pistoiesi è frequente imbattersi, come avviene in altri paesini della penisola italiana, in “Margini” o Tabernacoli, al cui interno vi sono raffigurate immagini sacre, la maggior parte delle quali aventi per soggetto Maria con in braccio il bambino.

Anche Valdibrana, piccolo paese situato in una vallata alle pendici dell’Appennino e distante pochi chilometri da Pistoia, venera un’antica effigie della Madonna, risalente al XIII secolo; sebbene l’affresco sia lontano dall’armoniosa bellezza di un Raffaello, l’immagine è sempre stata oggetto di venerazione, perché fu scoperta in seguito all’apparizione di Maria Santissima, avvenuta dodici anni dopo l’epidemia del 1348 che colpì anche il territorio pistoiese, decimando la popolazione locale.

Nel 1360 Maria, figlia di Biancone da Lippe, attendeva al gregge affidatole dal padre, quando sul far della sera si accorse di aver smarrito due pecorelle; dopo una vana ricerca, temendo di tornare a casa senza di quelle, sfinita dalla fatica, si adagiò sopra un ciglio e fu colta dal sonno. Addormentatasi le apparve una Signora vestita di bianco, che le disse con voce soave: «Alzati, prendi le tue pecorelle e torna tranquilla a casa; vieni a visitarmi spesso: io ho qui la mia dimora».

Ritornata di buon mattino a casa, raccontò l’accaduto al padre, che decise di recarsi insieme alla figlia sul luogo dove aveva visto la Signora; tuttavia, dopo zelanti ricerche non trovarono che un vecchio muro diroccato, su cui restavano tracce di pittura e, non prestando la dovuta attenzione all’esiguo particolare, pensarono di fare ritorno alla loro magione.

La notte seguente però la Signora apparve di nuovo alla fanciulla, rimproverandola perché non era andata a visitarla; le intimò anche di riferire al Parroco di San Romano che nel ciglio, su cui ella si era riposata, si trovava una sua effigie, che doveva essere liberata dai rovi e dalle spine, nonché dalla terra che la ricopriva, nascondendola dallo sguardo umano.

Poiché anche Biancone ebbe la stessa visione, entrambi ritennero giusto informare il Parroco della vicenda. La pastorella decise di precederli sul luogo e quando il padre e il Parroco arrivarono la videro inginocchiata a parlare. Poiché non videro nessuno, le chiesero con chi parlasse; la fanciulla rispose che stava dialogando con una Signora che teneva in braccio un bambino; compresero che si trattava della Vergine Maria.

Il padre allora tagliò i pruni e gli sterpi e, dopo aver scavato, riportò alla luce un antico dipinto, su cui era raffigurata la Madonna con in braccio il Figlio, alla destra San Sebastiano e alla sinistra San Rocco; accanto a questa effigie rinvenne anche una croce di legno.

Nel Segreto di Maria San Luigi da Montfort invita a contemplare la bellezza dell’icona della Vergine: «Maria è la meravigliosa eco di Dio. Quando si grida “Maria!”, essa risponde “Dio”!» (SM 21).
Questa è la sensazione che si genera nell’animo del fedele alla vista dell’immagine della Madonna di Valdibrana, che forse per volontà divina è riuscita a vincere le barriere del tempo e a conservarsi pressoché intatta (nel 1650 si scoprì sul dipinto la seguente iscrizione: «Valerio Virgilio Ciappini dipinse l’immagine il 22 Luglio 1263»), perché potesse generare nei credenti un profondo sentimento di unione con Dio, che infiamma ulteriormente il cuore, allorché nella cappellina del Santuario, custode dei numerosi ex-voto dei fedeli, tocchiamo con mano il sasso su cui Nostra Signora apparve alla giovane pastorella.

Difatti, in seguito alla miracolosa apparizione e alla fama del prodigioso ritrovamento, accorsero fedeli da ogni parte, cosicché in questa valle cominciarono ad echeggiare i canti dei pellegrini, che sempre più numerosi si innalzavano in onore della Madre di Dio. Nel 1363 Biancone insieme ad altre tre famiglie del luogo decise di costruire un Oratorio ed erigere un altare davanti alla sacra effigie, rimasta nel punto esatto in cui era stata scoperta; sorse così la prima chiesetta campestre che, rivelatasi insufficiente ad accogliere i molti pellegrini, subì nel corso del tempo vari lavori.
Il più importante fu quello realizzato nel 1650, che ingrandì notevolmente l’Oratorio; oltre a quello eseguito nel 1770, degno di nota è anche l’operato ultimato nel 1905, grazie alla cooperazione di 53 popoli della diocesi, nonché all’aiuto del Parroco Silvio Maffucci e dell’allora vescovo di Pistoia S. E. Mons. Marcello Mazzanti, che portò all’odierna costituzione del Santuario.1
San Bernardo nell’Omelia 11 super “Missus est” ha scritto: «Nei pericoli, nelle afflizioni, nelle incertezze pensa a Maria, invoca Maria. Che ella non si allontani dalla tua bocca, né dal tuo cuore; e per ottenere l’aiuto della sua preghiera, non lasciare mai l’esempio della sua vita. Se la segui, non ti puoi perdere; se la invochi non puoi disperare; se pensi a lei, non ti puoi ingannare.

Se lei ti protegge non cadi...» e infatti coloro che invocano la Madonna di Valdibrana con lo slancio del cuore ricevono il suo soccorso. Secondo la tradizione, mentre si scavavano i fondamenti dell’Oratorio, un povero cieco che passava di lì, sentito che in quel luogo era stata ritrovata la veneranda immagine, si prostrò a terra e dopo aver pregato ardentemente Maria, recuperò immediatamente la vista.

Questo fu il primo di una lunga serie di miracoli che tuttora continuano a verificarsi in questo santo luogo, allorché i devoti della Vergine Maria, ricorrono con sentita fede a Lei, madre generosa che non smette mai di testimoniare il suo grande amore per i figli afflitti.

(Roberta Franchi

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