26 Maggio, Caravaggio

“Non temere, figlia, perché sono davvero io. Fermati e inginocchiati in preghiera”.

Quand’ecco vide venire dall’alto e sostare proprio vicino a lei, una Signora bellissima e ammirevole, di maestosa statura, di viso leggiadro, di veneranda apparenza e di bellezza indicibile e non mai immaginata, vestita di un abito azzurro e il capo coperto di un velo bianco.

Colpita dall’aspetto così venerando della nobile Signora, stupefatta Giannetta esclamò: “Maria Vergine!”

E la Signora subito a lei:

“Non temere, figlia, perché sono davvero io. Fermati e inginocchiati in preghiera.” Giannetta ripose: “Signora, adesso non ho tempo. I miei giumenti aspettano questa erba.”

Allora la beatissima Vergine le parlò di nuovo: “Adesso fa quello che voglio da te…”

E così dicendo posò la mano sulla spalla di Giannetta e la fece stare in ginocchio.

Riprese: “Ascolta bene e tieni a mente, perché voglio che tu riferisca ovunque ti sarà possibile con la tua bocca o faccia dire questo…”.

E con le lacrime agli occhi, che secondo la testimonianza di Giannetta erano, e a lei parvero come oro luccicante, soggiunse:

“L’altissimo onnipotente mio Figlio intendeva annientare questa terra a causa dell’iniquità degli uomini, perché essi fanno ciò che è male ogni giorno di più, e cadono di peccato in peccato. Ma io per sette anni ho implorato dal mio Figlio misericordia per le loro colpe. Perciò voglio che tu dica a tutti e a ciascuno che digiunino a pane ed acqua ogni venerdì in onore del mio Figlio, e che, dopo il vespro, per devozione a me festeggino ogni sabato. Quella metà giornata devono dedicarla a me per riconoscenza per i molti e grandi favori ottenuti dal Figlio mio per la mia intercessione".

 

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